Snowpiercer – Recensione

snowpiercerIn un futuro imminente, sopraggiunge una nuova era glaciale. I pochi sopravvissuti della razza umana vivono all’interno di un treno che viaggia continuamente per il globo per mezzo di un motore perpetuo.

Quello che a prima lettura potrebbe sembrare un banale film distopico fantascientifico, si rivela un racconto capace di suscitare grandi riflessioni sulla natura dell’uomo che vive in società.

Il microcosmo all’interno del quale convivono gli uomini, lo Snowpiercer, è stato costruito da Wilford (Ed Harris), una figura misteriosa di ispirazione orwelliana il cui nome risuona tra le file del mezzo. Egli vive alla testa del treno. Dalla parte opposta c’è Curtis (Chris Evans), un uomo di basso ceto, protagonista della storia. La società è ordinatamente suddivisa in classi sociali, i più poveri dietro e i più ricchi davanti; i primi sono sottoposti ai secondi per tutto il corso della propria esistenza, privi di qualsivoglia igiene, patiscono la fame e periodicamente devono cedere i figli a chi li sfrutterà brutalmente come forza-lavoro.

Su questo scenario si svilupperà la trama che vede  il protagonista a capo di una rivolta che lo farà giungere fino al primo vagone del treno, dove incontra il costruttore.

In chiave forse un po’ pessimistica ma con una buona dose di ironia il film rappresenta l’andamento medio delle società basate sulla stratificazione sociale, dove la classe debole che riesce con la violenza a soverchiare quella che un tempo era la forte, scopre con orrore l’inevitabile fine a cui è destinato un popolo di pari. Ingegnosa l’idea di mostrare un’umanità in miniatura attraverso l’espediente del treno-universo.

Il finale è aperto a molte interpretazioni a seconda della chiave di lettura dell’intera pellicola che, dalla quasi totalità dei critici, è stata molto apprezzata per contenuti e scenografia.

Il regista è il sudcoreano Bong Joon-ho, famoso già per The Host, presentato al Festival di Cannes 2006. Questo è il suo primo lungometraggio in lingua inglese; è il film più costoso mai prodotto in Corea.

Stefano Morana

 

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