L’importanza del ricordo – 23 Maggio 1992

Cosa Nostra è da un lato contro lo Stato e dall’altro è dentro e con lo Stato, attraverso i rapporti esterni con suoi rappresentanti nella società e nelle istituzioni.”
(Pietro Grasso)

Giovanni-Falcone-e-Paolo-Borsellino_h_partb (1) Sono ormai passati più di vent’anni, si avvicina l’ennesimo anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta. Ancora oggi si continua ad indagare sui fatti che accaddero in quel periodo (la ”stagione stragista”), su ciò che ne causò l’inizio e la fine, ancora oggi si parla della trattativa Stato-Mafia.

Con questo termine ci si riferisce a quell’ipotesi secondo cui nel biennio 1992-93 siano stati effettuati degli accordi con i mafiosi al fine di interrompere le stragi. In particolare, la presunta trattativa riguardava la legge sulla tutela dei pentiti di mafia e quella sulle misure di detenzione (Articolo 41 bis).

Che tutto ciò sia vero o meno, è innegabile che l’intervento dello stato fosse inadeguato alla situazione; molti esponenti dell’antimafia dovevano essere tutelati diversamente, alcuni furono lasciati completamente soli. Il coraggio di uomini come Falcone e Borsellino deve essere lodato perché ha permesso loro di andare non solo contro uno dei più pericolosi sistemi di criminalità organizzata, ma contro gli stessi colleghi e amici che nel momento del bisogno li hanno abbandonati, forse per paura…

 È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”

Il sacrificio dei nostri eroi magistrati ha messo in moto un turbine di rabbia che ha spinto molti a ribellarsi alla mafia.

Albero FalconePer quanto possano essere cambiate le cose rispetto a quel tempo, assistiamo ancora oggi a episodi di minacce da parte di esponenti mafiosi. Esempio eclatante quelle ricevute dal magistrato Nino Di Matteo lo scorso Novembre 2013 da parte dell’ormai carcerato Totò Riina. Nella nostra città è stata organizzata una marcia a suo sostegno a cui hanno partecipato gli studenti a fianco di consiglieri comunali e diversi movimenti politici e cittadini.

Il vero problema mafia a cui assistiamo però è quello percepibile nella realtà quotidiana, dove politica, società e istituzioni sono ancora macchiate da quella brutta mentalità che difficilmente riusciamo a scollarci di dosso. Persone che continuamente aggirano la legge, che non si fanno scrupoli nel truffare per ottenere egoisticamente ricchezze a discapito dell’intera comunità che a conti fatti ne rimane danneggiata. Danni, o meglio, ferite che hanno un peso insostenibile per tutti coloro che credono o hanno visto martoriare chi credeva negli ideali della giustizia. Ed è proprio a quest’ultimi che dobbiamo rivolgere il nostro pensiero ogni qual volta la loro memoria viene dimenticata, ogni qual volta i nostri diritti vengono calpestati col nostro silenzio, ogni qual volta quel brutto demone che è per noi la mafia compie le sue crudeltà. Solo col coraggio è possibile abbattere il prepotente, il criminale, il malvagio.

Concludiamo con la celebre frase di Papa Giovanni Paolo II pronunciata in seguito alle stragi, nel 1993:

“Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto pressione di una civiltà contraria, una civiltà della morte!”

 

 

 

 

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