L’Odissea dei due militari italiani in India

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Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due militari del Reggimento San Marco accusati dalle autorità indiane dell’uccisione di due pescatori indiani il 15 febbraio scorso, indagati anche dalla procura di Roma, sono tenuti sotto fermo di polizia dalle autorità indiane. Giovedì mattina sono comparsi davanti al giudice di Kollam, nello stato di Kerala, il quale ha deciso di prolungare il loro fermo di polizia fino al 5 marzo.
Il magistrato A.K. Goapakumar ha deciso di autorizzare la presenza di due esperti italiani alle prove balistiche sulle armi prese sulla Enrica Lexie, come “testimoni silenziosi” che “non devono interferire nei test, verificarli o rivelarli”. Ciò rappresenterebbe per i due marò italiani un piccolo spiraglio sul fronte giudiziario rispetto a mercoledì scorso, quando il tribunale di Kollam aveva respinto la richiesta italiana di consentire a due esperti di balistica di partecipare alla perizia sulle armi sequestrate a bordo del mercantile Enrica Lexie, dove i due militari svolgevano attività di contrasto alla pirateria.
L’Alta Corte di Kochi ha rinviato a martedì prossimo, 6 marzo, il dibattito e la decisione sul ricorso presentato dallo Stato italiano riguardo alla giurisdizione per un incidente accaduto in acque internazionali. Secondo le autorità italiane, infatti, la giurisdizione del caso sarebbe di Roma perché il fatto è avvenuto in acque internazionali.
Il tempo scorre e la vita dei due militari continua ad essere in pericolo, nel dubbio costante di non poter più rivedere il suolo italiano e la loro famiglia.

Riccardo Celestino e Alessandro Testa

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