Riforma del lavoro e Articolo 18. A voi la parola

Al momento, il punto più caldo per gli italiani, chi più chi meno, è la riforma dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Il governo Monti ha presentato al Parlamento un disegno di legge di riforma del lavoro e il punto più combattuto è la modifica delle norme sul licenziamento economico.
La normativa prevista dalla bozza del governo sui licenziamenti, nelle aziende con più di 15 dipendenti, rappresenta infatti una rivoluzione per i licenziamenti economici (definiti per “motivi oggettivi”).  Si tratta di uno strumento che consentirebbe alle aziende di licenziare un lavoratore dipendente per motivi economici, senza la possibilità, per quest’ultimo, del reintegro. Per il lavoratore licenziato, infatti, la riforma prevederebbe soltanto un indennizzo, da un minimo di 15 ad un massimo di 27 mensilità, nell’ipotesi in cui il giudice ritenesse non valido il motivo economico addotto dall’azienda. Il rischio è che le aziende abusino di questa tipologia di licenziamento anche per motivi non strettamente economici.

Le parti sociali, contrarie a questo disegno di legge, sarebbero più propense al modello tedesco che lascia decidere al giudice se concedere al lavoratore l’indennizzo oppure il reintegro sul posto di lavoro. Comunque, il governo si è detto disponibile ad eventuali modifiche, ma ha ribadito più volte di essere contrario ad un intervento snaturante del ddl (disegno di legge) da parte del Parlamento. Inoltre, il governo ha ritenuto che adesso non ci siano più le condizioni per una concertazione con le parti sociali, le quali si vedono, in un certo senso, scavalcate, avendo Monti deciso di andare avanti con o senza la loro approvazione.
Il Primo Ministro Monti ha dichiarato: “Ho l’impressione che la maggioranza degli italiani percepisca questa riforma del lavoro come un passo necessario nell’interesse dei lavoratori“.
A queste dichiarazioni, il leader di Cgil, Susanna Camusso, ha così replicato: “Le tensioni sociali sono già evidenti. Il Paese è attraversato da scioperi e mobilitazioni” che dimostrano, aggiunge, quanto “non sia disponibile ad avere una riforma che permette licenziamenti facili, discriminatori, delle persone più deboli“.
Ilaria Prizzi

A voi lettori proponiamo il nostro nuovo sondaggio:

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Per una più completa informazione, riportiamo una tabella, presentata qualche giorno fa dal Corriere della Sera, che illustra sinteticamente i punti principali della riforma.

La proposta del governo

Articolo 18
Reintegro solo per i licenziamenti discriminatori.
Per quelli per motivi economici il reintegro viene sostituito da un indennizzo da un minimo di 15 mensilità ad un massimo di 27, mentre per quelli disciplinari decide un giudice scegliendo tra reintegro (nei casi gravi) e indennità.Il nuovo articolo 18 si applicherà a tutti.
I contratti
L’apprendistato diventa contratto prevalente di ingresso al lavoro per i giovani. Per il contratto temporaneo previsto contributo aggiuntivo dell’1,4% a carico delle imprese.
Nuovi ammortizzatori
L’Aspi (assicurazione per l’impegno) sostituisce il vecchio assegno di disoccupazione: dura un anno per i lavoratori fino a 54anni (18 mesi per chi ha più di 54 anni), per una massimo di 1.119 euro.
Donne
Vietate le dimissioni in bianco. Sperimentazione dei congedi di paternità obbligatori.

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