Se si può morire così… a soli diciotto anni
Gaetana Priolo è deceduta, a seguito delle complicanze di un ascesso dentario mal curato, nella notte tra l’8 e il 9 Febbraio presso il reparto di rianimazione dell’ospedale civico di Palermo.
Gaetana, chiamata “Tania”, aveva solo 18 anni.
La sua è stata una odissea durata ben 3 settimane.
Tutto inizia il 17 Gennaio: Tania avverte un forte mal di denti nella parte sinistra della bocca, così sua madre la porta dal medico curante. “Era il classico quadro di un ascesso dentale,” – afferma il medico di base di Tania, Vitaliano Fregola – “con dolore e gonfiore. In questi casi non c’è altro da fare che assumere antinfiammatori ed antibiotici, da prendere a distanza l’uno dall’altro. Glieli avevo prescritti per una settimana, periodo necessario per placare l’infiammazione”.
La mamma dichiara di avere comprato e fatto prendere alla figlia i medicinali prescritti dal medico.
Dopo due giorni (19 Gennaio) però il dolore si fa più acuto; così Tania viene portata dalla mamma al pronto soccorso dell’ospedale Buccheri-La Ferla; qui i medici le somministrano dei medicinali per farle calmare il dolore e dopo ne dispongono il trasferimento nel reparto di Odontoiatria del Policlinico di Palermo, dove però Tania non andrà subito, ma soltanto due giorni dopo accompagnata dalla madre. “Noi non abbiamo un reparto adatto – affermano i medici del pronto soccorso -, abbiamo quindi disposto il trasferimento per consulenza in un altro ospedale”.
Il 21 Gennaio la mamma avrebbe accompagnato Tania al Policlinico, come le era stato consigliato. “Mi hanno detto di ritornare l’indomani – dice Nunzia (la mamma di Tania) -, perché non c’era più nessuno nel reparto di odontoiatria e che nell’attesa le avrebbero fatto una puntura di Voltaren“. Quindi Nunzia avrebbe deciso di riportarla a casa, dove lei stessa avrebbe fatto l’iniezione alla figlia.
La mattina del 24 Gennaio Tania e la madre corrono al civico, per il peggioramento delle condizioni di Tania. Qui la ragazza viene visitata due volte nell’arco della giornata, una la mattina: “Arriviamo lì all’una per uscire alle 16.45 con il consiglio di portarla a casa e di farle l’aerosol”, dice la mamma, che la riporterà nello stesso ospedale quattro ore dopo. Altri medici, giunti col cambio del turno, si accorgono delle gravi condizioni della ragazza. Infatti, le diagnosticano una fascite necrotizzante (forma particolare e rara di infiammazione degli strati profondi della pelle e dei tessuti sottocutanei, che porta alla morte dei tessuti) e la ricoverano d’urgenza.
Tania subisce degli interventi, prima alla trachea e poi al torace, nel tentativo di asportare il liquido infetto creatosi a seguito dell’infezione che si è propagata. Tania è purtroppo deceduta nella notte tra l’8 e il 9 Febbraio per uno ‘schock settico polmonare’.
Ora l’autopsia sul corpo di Gaetana Priolo sarà effettuata dal dr. Scordia, medico legale del Policlinico di Messina. I magistrati intanto indagano sulla vicenda.
– Il medico curante, scosso dall’accaduto, sottolinea l’attenzione con la quale la famiglia di Tania si preoccupa della salute: “Sono persone che non si trascurano dal punto di vista sanitario, che seguono un giusto percorso di prevenzione. Mi consultano spesso e sempre per giuste cause. Era impensabile quindi che a Tania succedesse una cosa del genere, io sono ancora sotto shock”.
– Spiega Mario Di Grazia, specialista in odontoiatria: “l’ospedale non ha colpa, se l’infezione era già sparsa nulla avrebbe potuto fermarla. […] Il decesso poteva essere evitato con una semplice visita dentistica e con l’avvio di una terapia antibiotica. […] La paziente, mi duole dirlo, è stata negligente; quando è svenuta l’infezione era già progredita in setticemia. Il sistema immunitario, probabilmente fragile, non è riuscito a difendere l’organismo.”
La drammatica notizia è sicuramente uno specchio della situazione culturale ed economica della regione Sicilia. Ignoranza e forte superficialità riguardo i problemi di salute sono realtà ampiamente diffuse e atteggiamenti fortemente marcati nella mentalità del siciliano medio. A ciò si aggiunge la scarsa efficienza delle strutture sanitarie pubbliche che, in casi come questi, non sono in grado di aiutare chi non può permettersi di affrontare spese presso medici privati.
Bisognerebbe dunque, da un lato rivedere il sistema sanitario siciliano, destinando più fondi al settore sanitario e potenziando i vari reparti ospedalieri in modo da offrire servizi più efficienti; dall’altro (e soprattutto), infittire le campagne di informazione in tutto il territorio sulle malattie e infezioni di vario genere, inculcare nella mentalità dei siciliani un atteggiamento diverso nei confronti di problemi spesso sottovalutati, e che a volte possono rivelarsi letali, come il suddetto caso ha dimostrato.
Dave Scordato