Aiutare ad aiutarsi, il messaggio della Caritas di Bagheria

 

 

Al civico 253 di Corso Butera si trova la sede della Caritas cittadina di Bagheria, dove si trova il centro di ascolto. 

“È il cuore della Caritas cittadina. È un luogo privilegiato, dove incontri l’altro nella sua sofferenza. Osserviamo un bisogno di essere ascoltati non indifferente, c’è tantissima solitudine.” – ha dichiarato l’attuale direttrice Mimma Cinà, in carica dal dicembre 2017.

Nella sede del corso il centro di ascolto non è l’unico servizio che viene offerto. Le persone che non hanno la possibilità di curare la propria igiene, possono usufruire del servizio doccia e del servizio lavanderia. Sempre lì, i volontari preparano delle buste con alimenti di prima necessità per chi non riesce a procacciarsi da mangiare. 

Prima della pandemia le persone che necessitavano di un pasto potevano usufruire del servizio mensa, a causa dell’emergenza sanitaria i volontari si trovarono costretti a dover portare i pasti a domicilio. Adesso, nonostante non sia ancora stata riaperta la mensa, le persone possono prendere i pasti da asporto. 

Una delle attività che svolge la Caritas, in collaborazione con il UIEPE (Ufficio per l’esecuzione penale esterna), è far scontare ai detenuti una pena alternativa a quella detentiva. Nel quinquennio 2018-2023 hanno aderito al progetto, per volontà del UIEPE, più di 150 persone.

Fabio Giammanco, un ragazzo che fa parte del progetto di giustizia riparativa, ha raccontato che alla Caritas si sente in famiglia, seguito e ascoltato. 

In via Papa Giovanni XXIII, presso lo stadio comunale, si trova il centro solidale. 

Inizialmente questa sede veniva usata per raccogliere vestiti usati e darli ai poveri. Si offriva il servizio “guardaroba”. Negli ultimi cinque anni il centro è stato trasformato. Non si raccolgono più solo indumenti, si raccoglie tutto ciò che non serve più. 

Vengono riportate in buone condizioni cose per la casa, per la persona, per i bambini; elettrodomestici; e mobili. 

Mimma Cinà ha parlato di diverse emergenze presenti in città. L’emergenza sanitaria è una delle più preoccupanti. 

“Dal cento di ascolto e dalle richieste che riceviamo, abbiamo notato che la povertà sanitaria è un’emergenza gravissima che viviamo a livello nazionale e specialmente locale. Molte persone non si curano perché non possono comprare le medicine. Rinunciano alle visite specialistiche perché ci sono tempi di attesa folli, che rendono la prevenzione sanitaria un’utopia” – ha detto la direttrice. 

Grazie alla sinergia fra la Caritas, l’amministrazione comunale, l’associazione medica bagherese, l’ASP di Palermo, e altre realtà del territorio, aprirà nei locali di Palazzo Butera un polo sociosanitario. 

Questo punto di accoglienza sanitaria e sociale, di prossima apertura, aiuterà e accompagnerà le fasce deboli nell’iter sanitario.

Cinà sottolinea che la Caritas non vuole e non può sostituirsi alle istituzioni. La Caritas può dare il suo contributo in un’ottica di corresponsabilità. Senza la collaborazione del comune di Bagheria e delle altre istituzioni, la realizzazione del polo sociosanitario non sarebbe stata possibile. 

Un’altra emergenza che colpisce la città è quella abitativa.

Al centro di ascolto i volontari sentono tante storie di famiglie indebitate che non possono permettersi un tetto sotto il quale dormire. Alcune famiglie dormono in macchina. La Caritas ha cercato di aiutare alcune persone che sono sole, sistemandole in centri di accoglienza, nel pronto soccorso sociale del comune, e in qualche chiesa. 

La direttrice riferisce che hanno provato a fare da intermediari fra affittuari e padroni di casa, ma i tentativi si sono verificati quasi sempre vani. In alcuni casi la Caritas è intervenuta pagando l’affitto, o gli arretrati, per evitare gli sfratti di alcune famiglie. Purtroppo, non ci sono fondi sufficienti per pagare gli affitti delle tante famiglie che lo necessiterebbero.

A monte dell’emergenza abitativa c’è un’altra emergenza: quella lavorativa.

“Non è vero che le persone non vogliono lavorare. Le proposte di lavoro che ricevono sono inadeguate. Quello che viene offerto non può essere esaustivo né per il mantenimento di un giovane, e men che mai per quello di una famiglia”. 

Osserva Cinà che sicuramente è più facile trovare un lavoro qualificato. Ma come si qualificano i giovani e i padri di famiglia considerando che chi deve lottare per la sopravvivenza non può pagare per formarsi? 

Secondo la direttrice, il reddito di cittadinanza va modificato nella misura in cui permetta alle persone di qualificarsi, toglierlo sarebbe un grave errore. 

Infine, Cinà ha osservato che manca una seria programmazione sociale. Si è abituati a inseguire le emergenze, e fino a quando si sarà costretti a farlo, non ci sarà la possibilità di progettare a lungo termine interventi risolutivi. 

Inseguendo le emergenze tutte le energie si spendono sul qui e ora.

La situazione a Bagheria è una situazione seria – sostiene la direttrice. Il livello di povertà secondo Cinà ha raggiunto percentuali altissime, insostenibili. E ribadisce che lavorando da soli, è molto più difficile risolvere le troppe emergenze che ci sono in città.

“L’aiuto è una parte importante, ma la principale missione della Caritas è di animare la comunità alla carità e alla solidarietà. Auspichiamo una società dove non ci sia più bisogno della Caritas, perché ognuno si fa prossimo all’altro” – ha concluso la direttrice Mimma Cinà. 

 

Gabriele Carra

 

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