Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin

Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette…”

Questo bellissime parole, che richiamano la pace e la democrazia, vengono espresse da Charlie Chaplin, alla fine del film Il grande dittatore da lui scritto, diretto e interpretato.

Primo film sonoro di Chaplin, Il grande dittatore esprime in chiave di parodia la realtà dei fatti storici in Germania, nel periodo del nazismo. Sin dall’inizio del film, si può notare la netta somiglianza tra il personaggio che interpreta Hitler (Hynkel) e, l’altro, il barbiere ebreo. Questa somiglianza dà vita ad una serie grottesca di equivoci che culminano nel discorso che conclude il film. Al termine della seconda guerra mondiale Charlie Chaplin disse che se all’epoca, durante la lavorazione del film, avesse conosciuto la realtà del nazismo e dell’olocausto, molto probabilmente non avrebbe mai realizzato il film. Al suo interno vi sono molti riferimenti al nazismo indiretti: come i nomi dei personaggi (anche se facilmente riconoscibili), il simbolo della svastica tramutato in una ‘doppia x’.

Dictator_charlie5Questo capolavoro ha sicuramente lasciato segni e ricordi indelebili nella storia del cinema, come la scena deliziosa e intensa nella quale il dittatore danza con il mappamondo sulla musica del preludio del Lohengrin di Richard Wagner.

La parodia era inoltre destinata ad avere anche un’impronta politica. Fu proprio l’introduzione della tecnica del sonoro a consentire a Chaplin di trasmettere al mondo il suo pensiero e l’inequivocabile presa di posizione contro la follia nazista, affidando al discorso finale del barbiere ebreo la liberazione dell’uomo da ogni forma di sudditanza e sfruttamento e dunque la speranza in un mondo migliore, che sarà però smentita dal precipitare degli eventi successivi.

Per ovvi motivi, questo film è stato vietato in quasi tutta l’Europa dal 1940 al 1945 a causa del potere che avevano i nazisti che ne proibirono la diffusione. Mentre in Inghilterra fu censurato per il timore che potessero peggiorare i già difficili rapporti di diplomazia con la Germania. Uscì in Italia per la prima volta nel 1944 nell’Italia liberata.

Alla fine del film, il regista era indeciso sul possibile finale. La prima soluzione  era una scena molto surreale che vedeva i soldati schierati a un certo punto iniziare una danza pacifista e liberatoria; la seconda, quella alla fine utilizzata, ovvero quella dove il barbiere fa il suo discorso emozionante all’intera piazza che risponde con un urlo collettivo e liberatorio in segno di approvazione.

Un film sicuramente da guardare perché, nonostante tratti di tematiche pesanti, viene molto alleggerito dalla satira e dalla simpatica figura di Charlie Chaplin che svolge al meglio un doppio ruolo.

Marco Di Gregorio & Giuseppe Buttafuoco

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