Renato Guttuso: analisi de “La Vucciria”

Una delle opere di cui certamente si dovrebbe parlare è dell’illustre pittore e politico bagherese Renato Guttuso. Quest’opera, nota con il nome “La Vucciria” è un’opera che immerge lo spettatore in una scena di vita quotidiana di uno dei più affascinanti mercati di Palermo e, al contempo ricco di realismo crudo delle carni e dei pesci tagliati a metà . Quando il maestro siciliano dipinse questo quadro aveva 63 anni ed era nel pieno della sua maturità artistica ed espressiva. Morirà dieci anni più tardi a Roma, in  un’atmosfera molto diversa da quella palermitana.

Cominciamo con un’ analisi del nome: la parola “vucciria” deriva dal termine francese “boucherie” (macelleria). Successivamente venne italianizzato in bocceria e infine sicilianizzato e usato tutt’ora con il termine soprascritto con il significato di  confusione; confusione nel senso fisico del termine, quindi quel miscuglio incomprensibile di voci, di persone, di oggetti, di espressioni e di azioni. Il nome in sé  mette in evidenza la struttura stessa del mercato palermitano, il quale (come molte delle cose che ci sono a Palermo) ricorda moltissimo i suk, alias i mercati organizzati in corporazioni, nati dalla cultura di coloro che sono stati i padroni della Sicilia tra il IX e il X secolo: gli arabi.

L’opera è  un quadro di 3 metri quadri tutt’oggi esposto al Palazzo Chiaramonte-Steri (noto come Palazzo Steri). L’osservatore è rapito a primo impatto dalla “vucciria” della gente e della merce: i passanti  si districano fra loro in un contatto fisico a cui sembrano abituati a causa del poco spazio che lasciano le grandi bancarelle. L’unico pezzetto di strada che si può trovare visibile è quello spazietto ai piedi della donna con il vestito blu.

Lo spazio è scandito ritmicamente dalle cassette ricche di pesci e dei crostacei a sinistra, dal marmo in cui il pescivendolo mette in bella mostra le teste dei pesce-spada, passando poi dalle casse di frutta e verdura che circondano i passanti, per non parlare della macelleria dove si assiste al realismo crudo delle carni appese sugli uncini da carnezziere. Nonostante il mercato di struttura  casbatica sembri rendere vaga e disordinata la scena, l’autore valorizza ogni singola merce grazie all’utilizzo ben equilibrato degli effetti cromatici (come ad esempio il colore roseo del pesce-spada). Guttuso in quest’opera mira al dinamismo piuttosto che alla staticità e lo si può notare dal fatto che, a parte una su tre lampade e la scodella delle mozzarelle al centro della composizione, l’opera è pressoché asimmetrica. Concludendo: è grazie ad allineamenti di questo tipo che  il trambusto del mercato non confonde l’osservatore, ma lo invita con armonia, al momento della fruizione.

Antonio Tralongo

 

 

 

 

Add a Comment