Un cuore fra due culture

Un’esperienza all’estero durante le scuole superiori è un opportunità unica, che può cambiare la vita di un adolescente. C’è chi cresce rimanendo attaccato alla visione del mondo che gli è stata trasmessa e c’è chi cerca di confrontarsi con stili di vita e di pensiero diversi. Nel luglio 2018 cominciava la mia nuova vita, una vita che specialmente all’ inizio è stata scandita da tante prime volte, qualcuna spaventosa, ma il più delle volte emozionanti… come il mio primo giorno di scuola. Era domenica 12 agosto (in Malesia, nelle regioni a prevalenza musulmana la scuola va dalla domenica al giovedì): ero pronta, con l’uniforme perfettamente stirata a ricevere un’accoglienza e un’attenzione che avrebbe sbalordito tutti. All’entrata nell’auditorium sono stata accompagnata da alcune mie compagne e da un’insegnante, che nel tempo si è rivelata molto più di una semplice insegnante, e come sottofondo un rullo di tamburi, al quale si è aggiunto un calorosissimo applauso una volta fatta l’entrata. Il mio arrivo era tanto atteso, c’erano poster riguardanti me e i miei hobby in ogni dove e ovunque andassi, chiunque mi salutava chiamandomi per nome. Ero la novità, l’unica persona bianca (orang putah)  in tutta la scuola, l’unica a non portare il velo ma, nonostante tutti questi dettagli, mi hanno fatta sentire subito parte di loro. Ma quello che in questi mesi ha fatto aprire il mio cuore alla Malesia, è sicuramente stata la possibilità di poter conoscere persone di ogni nazionalità; lì i miei vicini erano indiani, cinesi e portoghesi. La Malesia è convivenza tra diverse culture, dove tutto e tutti vengono festeggiati: dal deepavali  e il thaipusam indiano, al capodanno cinese; dall’hari raya malese al natale portoghese. Ma sicuramente un fattore determinante della mia esperienza sono stati i miei amici internazionali, con loro si condivideva tutto, ansie, gioie, traguardi, obbiettivi da raggiungere… si sono creati legami indissolubili. In un anno ho imparato tanto, ho imparato che prima di comprendere una cultura ci vuole tempo, bisogna mettersi in gioco, sfidare se stessi, ma soprattutto abbattere i propri metri di giudizio, perché pur essendo diversi e parlando lingue diverse, siamo tutti in grado di comunicare con l’universalità di un sorriso . Ora sento di essere una nuova persona, più responsabile, più matura… un po’ più adulta. Durante la mia esperienza mi è capitato tante volte di guardarmi allo specchio, con gli occhi stanchi ma felici, la pelle abbronzata e poi quello stano sorriso sul volto. Quel sorriso che non puoi spiegare agli altri perché puoi capirlo solo quando vai a scoprire il mondo “là fuori” e ti rendi conto di quanta bellezza sia a nostra disposizione e che due occhi sono sempre troppo pochi per scrutarla nel più profondo.

 

 

  

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