La gabbia del patriarcato, Cavadi indaga sulle relazioni di genere

Per una liceale sedicenne come me non è stato molto semplice leggere il libro di Augusto
Cavadi su L’arte di essere maschi libera/mente. La gabbia del patriarcato (Di Girolamo,
Trapani 2020).
È stato  con curiosità che mi sono accinta alla lettura di questo suo secondo testo,
Né principi azzurri né cenerentole. Le relazioni di “genere” nella società del futuro (Di
Girolamo, Trapani 2021), scritto proprio per ‘tradurre’ le tematiche del primo libro a beneficio
dei giovani come me.

Dico subito che l’ho trovato interessante, anzi molto coinvolgente, perché ricco di concetti da analizzare con cura e di spunti per ulteriori riflessioni.
Vi ho riconosciuto l’eco di una verità che troppo spesso viene celata: la voce di tutte quelle
persone, senza distinzione di alcun tipo, che subiscono l’oppressione della società che
impone loro dei precisi modelli da seguire, soprattutto se ritenute “diverse” per il colore della
pelle, per l’orientamento sessuale e o religioso, per l’insofferenza verso gli schemi loro
imposti; soprattutto la voce di tutte quelle donne che non hanno mai avuto l’occasione di
urlare al mondo intero i loro pensieri e che non avranno mai più l’occasione di farlo, poiché è
stata rubata loro la voce, la dignità in quanto esseri umani, spesso la stessa vita. Ascoltiamo
o leggiamo spesso di donne succubi del partner e vittime di violenza: il dolore per queste
storie viene accentuato dal fatto che poche persone esprimono solidarietà, numerose altre –
sia uomini sia perfino donne – difendono il carnefice, addossano alla donna la colpa del
crimine subito e rilasciano commenti sprezzanti e pieni di odio.
Trovo davvero triste e deplorevole che ancora oggi accadano queste cose e che la vittima
non riceva il giusto supporto da gran parte della società. Oggi dovrebbe essere scontata

l ’idea di uguaglianza e di rispetto reciproco ma, ahimè , ci sono persone che credono
ancora che l’uomo debba prevalere sulla donna.
Il libro di Cavadi spiega perfettamente questo fenomeno e fa riflettere su quanto ancora
questo tema sia, purtroppo, ancora attuale. Per quanto abbia trovato coinvolgente il libro,
non posso tacere un timore: quante ragazze della mia età si soffermeranno a leggere il libro
e non si limiteranno alle prime righe?
Ritengo che i ragazzi e le ragazze meno abituati a leggere si troverebbero più a proprio agio
con un testo sullo stesso argomento che avesse adottato un registro  meno formale e
un linguaggio più semplice , più vicino al linguaggio che utilizziamo noi giovani tutti
i giorni, perchè in queste pagine sono presenti spunti di vero arricchimento per i miei coetanei.

Giorgia Saladino

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