A picciridda di Paolo Borsellino

Rita Atria nasce a Partanna, in provincia di Trapani, il 4 settembre 1974. Figlia di Vito, per lei solo un semplice  pastore, per gli altri di un mafioso.  Lei rimane nell’ignoranza  fin quando, il 18 novembre 1985, suo padre viene ucciso da alcuni suoi amici che volevano cambiare la gerarchia del giro di droga di cui si occupava. Il potere passa così al fratello di Rita, Nicola che, grazie al rapporto di fiducia e dall’amore che li univa, riesce a confidarsi alla sorella rivelandole i nomi degli assassini del padre. Sua fratello però era a sua volta un piccolo trafficante di cui si sentiva la necessità di liberarsene, anche lui, 24 giugno del 91, viene dunque ammazzato. Piera Aiello, moglie di Nicola, contraria fin dall’inizio all’occupazione del marito, decide di denunciare tutto alla polizia diventando così per il paese e soprattutto per la suocera Giovanna Cannova, una traditrice, amica degli sbirri. La polizia, per la protezione di Piera, la trasferisce in una località sicura a Roma. Prendendone esempio, Rita decide di andare dal giudice Paolo Borsellino e di consegnargli un diario dove aveva scritto tutte le confessioni fattele dal fratello. Da qui nasce una stretta collaborazione tra la ragazza e Borsellino, che sfocerà poi in una profonda amicizia, tanto che Rita comincia a chiamare il giudice Zio Paolo. Lei verrà definita successivamente “a picciridda” di Borsellino. La ragazza viene anch’ella trasferita sotto custodia a Roma dove vive completamente isolata e allontanata da tutti, soprattutto dalla madre che la definisce “ fimmina lingua longa e amica ri sbirri”. Dopo la tragica morte di Borsellino avvenuta nel 1992, Rita cade in un profondo sconforto ritenendosi ormai sola e vuota, decide così di porre fine alla sua vita gettandosi dal balcone della sua casa a Roma. “Prima di combattere la mafia devi farti un auto- esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza te sono morta”. Queste sono le parole piene di dolore di Rita come testimone di giustizia a Roma. Al funerale della ragazza non si presentò nessun compaesano, la madre invece andò a trovare la tomba della figlia qualche mese dopo soltanto per distruggerla con un martello per ricordare il disonore che, secondo la madre, aveva gettato sulla famiglia.

Federica Scaletta, Alexandra Andreea Hriscu

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