Femminicidio: il parere dell’ispettore Barone
Volto noto a Bagheria, da anni responsabile del settore investigativo del Commissariato, lʼispettore di polizia Domenico Barone ha partecipato alla conferenza sul femminicidio che si è tenuta nellʼauditorium della nostra scuola.
Sappiamo che lei si occupa di casi di violenza sulle donne. Cosa può dirci riguardo a questo fenomeno nel nostro territorio?
È, purtroppo, un fenomeno in crescita, anche se spesso molte donne sono riluttanti a presentare la denuncia.
Perché, secondo lei?
La maggior parte delle violenze avviene in famiglia; le donne scelgono di non denunciare perché vogliono “proteggere” il colpevole, oppure perché è nella nostra idea culturale essere, se cosi si può dire, un poʼ omertosi; si tende infatti a non parlare. La vittima sceglie di parlare solo se la violenza è molto grave.
In che modo agiscono le forze dellʼordine quando si presenta una donna in difficoltà?
Si innesca sicuramente un processo di indagine. Si cerca di ottenere più informazioni possibili. Per prima cosa ci si reca al pronto soccorso della zona, perché la vittima si era sicuramente già presentata lì per un motivo che può essere correlato alla vicenda. Avrà detto di essere caduta dalle scale, oppure di essersi fatta male da sola. Si vanno a valutare i precedenti. Il passo successivo è convincerla a denunciare. Ci sono, però, casi più gravi in cui si procede dʼufficio. Nellʼultimo anno a Bagheria ci sono stati tre o quattro casi in cui abbiamo addirittura fermato i responsabili, perché il rischio di reiterare il reato era alto. Sicuramente quando la donna denuncia non deve tornare a casa, perché è troppo rischioso. Questa è una scelta che stravolgerà la sua vita e quella dei suoi familiari.
Cosa si può fare, oltre alla denuncia?
Esiste anche un altro strumento, lʼammonimento. La vittima può infatti chiedere al questore, se ci sono i presupposti, di ammonire il “colpevole”.
È unʼalternativa valida, perché, se dovesse riaccadere un altro episodio di violenza, il caso verrà trattato dʼufficio senza il bisogno di una denuncia.
Secondo lei le leggi sono adeguate al fenomeno?
Le leggi ci sono, ma è una materia difficile da trattare. Ogni volta che una donna viene in commissariato a parlarmi di violenze psicologiche o fisiche e poi torna a casa, io non riesco mai a distogliere il mio pensiero e a stare tranquillo, perché proprio la casa, il posto dove tutti dovremmo sentirci sicuri e tranquilli, può trasformarsi in un inferno.
Rosalia Filippone