Gli anni spezzati: caccia alle inesattezze

anni spezzatiCome ben sappiamo in tv vanno in onda dei programmi che hanno la funzione di informare il pubblico, ma non sempre il messaggio che si vuole trasmettere è privo di errori o inesattezze.
Il caso esemplare da prendere in considerazione è la prima puntata della fiction “Gli anni spezzati – Il Commissario” andata in onda su RaiUno nel mese di gennaio, oggetto di numerose critiche, tra le quali quella di Mauro Decortes, portavoce del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, che ha detto: “Si difenderanno dicendo che una fiction è un’opera di fantasia, ma allora non dovevano chiamare il commissario col nome di Calabresi e non dovevano ambientarla a Milano ma un una città di fantasia. Hanno fatto un’operazione orribile che ci ha ferito” (Fonte: la Repubblica del 10/01/2014).

La sua critica, al pari di altri, è rivolta principalmente al modo in cui è stato ricostruito quel periodo storico: “Nel momento in cui scompare il clima dell’autunno caldo, quello che accade dopo resta incomprensibile” – spiega Guido Crainz, docente di storia contemporanea all’Università di Teramo, che boccia la serie tv senza mezzi termini. “All’inizio del racconto – prosegue – non si spiega mai che la stragrande maggioranza degli atti violenti sono fascisti: penso alle bombe dell’aprile e dell’agosto ’69”.
Secondo lo storico, infatti, manca il clima sociale e quella rappresentata è un’Italia finta e inesistente, benché vi siano alcuni aspetti che sono stati curati e spiegati allo spettatore senza omissioni, come il fermo di Pinelli. Questa serie tv è riuscita soltanto in parte a rispolverare tale periodo storico-politico, in quanto sono stati omessi nel racconto e falsificati alcuni importanti dettagli. “Che sia un prodotto di quart’ordine – conclude Crainz – si vede, ma è insensato prendersela con gli attori, la colpa è nella scrittura”.

Alessandra Lo Piparo e Maria Concetta Genovese

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