La Palermo bambina, il ritratto di Letizia Battaglia

Letizia Battaglia è una donna che fin da quando era piccola ha sempre cercato di raccontare ciò che realmente accadeva, voleva dar voce a ciò che fotografava, sfidando gli stereotipi di quegli anni, in cui una donna non aveva spazio nel mondo della fotografia, figuriamoci nel campo della cronaca. Ma lei ci è riuscita facendosi strada a gomitate e attraverso mille pregiudizi, è riuscita a realizzarsi rimanendo a Palermo, la sua città, una città che l’ha sempre catturata e affascinata, nonostante le sue grigie sfumature.                  Si potrebbe definire una tipa tosta, data la sua determinazione nel lavoro. La cosa che più colpisce è anche il modo in cui svolge il proprio mestiere. Lo fa restando sempre in contatto con i suoi soggetti, non come  la maggior parte dei fotografi che creano delle barriere utilizzando vari obbiettivi. Come anche il suo utilizzo del bianco e nero in tutte le sue foto. Colori che danno una vista più ”dura” e vera, rispetto agli altri che invece spesse volte finiscono per sminuire un’opera, facendola apparire quasi scontata, già vista. Chiunque ha già visto la foto di un bambino di strada, ma ciò che distingue Letizia dagli altri fotografi è proprio la sua capacità di far immergere nella fotografia lo spettatore che è in grado di cogliere l’amarezza in simili scatti. È sempre stata considerata come l’icona di una Palermo raccontata fin dagli Anni ‘80 con occhio spietato,  pieno di tenerezza, di verità, di passione, di violenza e di seduzione: dalle intense foto di mafia, a quelle scattate fra i quartieri poveri della città, luoghi animati da donne e uomini che incarnano l’amore, la miseria, il piacere, l’intreccio consueto del romanzo familiare. Fin da quando si è affacciata al mondo della fotografia, ha sempre voluto testimoniare le proprie scelte e così ha fatto nei suoi scatti, cercando di dimostrare la sua credibilità, di farsi spazio tra gli uomini, di svolgere al meglio la propria missione, cioè quella di immortalare gli orrori della mafia.

Letizia Battaglia non è semplicemente stata una fotografa nella sua vita, di lei si è sempre avuta un’alta considerazione, è stata anche un’attivista sociale, che ha cercato di dare voce agli emarginati della società attraverso racconti crudi,  dando una grandissima forma di rispetto alla realtà, così come ha sempre ribadito ”non ho mai cercato la bella immagine”, proprio perché il suo fine era quello di rispecchiare la verità circostante.

Ultimamente una sua opera è finita sui giornali, ma stavolta non per ammirarla, bensì per criticarla. Da poco Letizia Battaglia ha accettato l’incarico di pubblicizzare il grandissimo marchio della Lamborghini, e per fare ciò ha utilizzato come set diversi luoghi di Palermo e delle bambine come modelle. Tutto ciò non è stato visto di buon occhio dai critici, i quali hanno addirittura accusato la fotografa di sessismo e di aver usato i soliti stereotipi della donna provocante in un contesto automobilistico. La polemica è partita proprio da qui: da questo, a detta di molti, scandaloso accostamento tra la fanciullezza ed erotismo.

Dobbiamo anche precisare che Letizia ha sempre rappresentato il tema dell’infanzia con un candore e un rispetto unico, voleva rappresentare ”una Palermo bambina”, e di certo non è una donna in grado di sminuire le proprie idee e il proprio lavoro negli anni. Diciamoci la verità, Letizia Battaglia in questa campagna pubblicitaria ha saputo mantenere vivi i propri soggetti, sui cui si è focalizzata fin dall’inizio della sua carriera.     È pur vero che la città immortalata precedentemente sia mutata con gli anni, non vi è più quell’ambiente misero da cui traspare solo drammaticità, ma questo non significa che sia stato tramandato un messaggio negativo.  Persino il sindaco di Palermo Leoluca, Orlando, è intervenuto affinché le foto fossero eliminate, un gesto abbastanza eccessivo dato che sarebbe toccato a Lamborghini decidere se eliminarle o meno. Conoscendo lo stile e i soggetti dei suoi vari lavori fotografici, Letizia ha dimostrato che una vita dura all’interno di una società decadente degli anni passati possa migliorare. I luoghi immortalati non erano più le strade testimoni di sparatorie o di omicidi, bensì piazze colme di gente, di possibili turisti, proprio per mettere in evidenza la bellezza e la ricchezza di un simile centro urbano. Ma a quanto pare il suo lavoro è stato del tutto frainteso, criticato aspramente senza alcuna ragione morale in grado di dare una valida spiegazione a tutte queste polemiche. Mi ha colpito molto una frase all’interno di un articolo che trattava proprio dei motivi per cui l’autrice non sia riuscita a cogliere il senso della campagna pubblicitaria, ma che, anzi, abbia tralasciato la vera protagonista dei vari scatti, ovvero l’auto spiccante di Lamborghini, un’Aventador, un particolare modello di auto dal giallo accattivante.

Il giornalista ha affermato:” possibile che si ignori del tutto l’aspetto semiotico del discorso, costruendo intorno al prodotto delle immagini a prescindere e a caso?”               Con tutto il dovuto rispetto, ma gli scatti non hanno in alcun modo oscurato il fine della pubblicità, anzi, non si sono semplicemente fermati all’ambiente pubblicitario, ma hanno incarnato le idee stesse della fotografa, che senza dubbio sarebbe stata comunque criticata nel caso in cui avesse presentato la solita auto commerciale in prima fila. Questo scandalo si è mosso con così poca ”credulità” da sembrare quasi incoerente; inizialmente si è affermato a causa del tema dell’erotismo, invece subito dopo il motivo principale è stata la mancata connessione tra lo scopo della campagna e le fotografie. Credo che ad 85 anni d’età e con la storia incredibile di una donna che si è plasmata da sé alle spalle, Letizia Battaglia sia riuscita a sottolineare ancora una volta a trasmettere ciò in cui ha sempre creduto e amato, ovvero la sua amata Palermo bambina.

Alexandra Hriscu

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