‘‘Metodo Stamina”, magra illusione o cura efficace?

In questi ultimi giorni non si fa altro che parlare del ‘‘metodo Stamina”, un controverso trattamento medico, promosso da Davide Vannoni, che si baserebbe sulla conversione di cellule staminali in neuroni. Il metodo di cura Stamina, principalmente rivolto alle malattie neurovegetative, è stato oggetto di studio da parte di diversi ricercatori i quali hanno dato pareri contrastanti sulla sua efficacia. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sulla base delle risultanze emerse dal comitato scientifico, ha deciso lo stop alla sperimentazione del metodo Stamina. Dai documenti prodotti dal Comitato scientifico – però “bocciato” dal Tar del Lazio perché ritenuto non imparziale – è emerso che le dosi di cellule staminali mesenchimali indicate nel protocollo Vannoni sarebbero minime, adatte ai topi ma non all’inoculazione in un essere umano. Secondo Vannoni, invece, i dosaggi sono corretti e la bocciatura del Comitato è dovuto alla particolarità che contraddistingue il protocollo della Stamina Foundation: “Il nostro metodo è molto particolare e il fatto che siano considerate dosi da topo è da discutere, dipende dalla tipologia delle cellule” – ha affermato Vannoni all’Adnkronos Salute.

L’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha intanto imposto che le cellule staminali prodotte con il metodo Stamina non debbano uscire da Brescia e ha diffidato gli Spedali Civili di Brescia “dal procedere al prelevamento e al conseguente trasferimento di campioni cellulari riferibili al cosiddetto metodo Stamina”. La maggioranza dei medici interpellati afferma che non si tratta di una metodologia scientifica. Dobbiamo tenere in considerazione il fatto che le cellule prodotte con questo metodo sono state somministrate in diversi pochi casi e che i risultati ottenuti sui pazienti non sono di univoca interpretazione: non è chiaro se i lievi miglioramenti osservati siano effetto delle cure o di altri fattori. Nel caso in cui questo metodo venga ritenuto meritevole di ulteriori approfondimenti, allora verrà ripresa la sperimentazione scientifica per valutarne l’efficacia.

Rosalia Rini e Marco Di Gregorio

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