Ricordiamoci di ricordare: La “Giornata del Ricordo”

di Riccardo G.ppe Celestino e Marta Cabibbo

«Serve ricordare anche per ripensare a tutti i fatali errori al fine di non ripeterli mai più».
Queste sono le parole che il presidente Napoletano ha pronunciato in occasione del 10 Febbraio.
In tutta Italia, si celebra la “Giornata del Ricordo” per non dimenticare gli italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia tra il 1943 e il 1945. Secondo le fonti più accreditate, le vittime di questo eccidio furono circa cinquemila, ma diversi storici parlano di diecimila e più. Una vera e propria pulizia etnica e politica, quella che i partigiani comunisti di Tito hanno cercato di mascherare come azione di guerra o vendetta contro i fascisti. Uomini, donne, anziani e bambini, in balìa dei partigiani jugoslavi, legati l’uno all’altro con fili di ferro, venivano fucilati e gettati nelle cavità carsiche, le cosiddette foibe. La “Giornata del Ricordo” non è dedicata soltanto alle vittime delle foibe, ma anche alla tragedia subita dai profughi giuliani: costretti all’esodo e brutalmente accolti in ogni parte d’Italia. Perché è stato scelto il 10 febbraio? E’ una data simbolica che si riferisce al 1947 quando fu stipulato il trattato di pace con cui le province di Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia. Le stragi avvennero a guerra finita, quando si scatenò l’offensiva dei partigiani comunisti contro nazisti e fascisti, nel maggio del 1945, per costringere gli italiani a fuggire dalle province istriane, dalmate e della Venezia Giulia. Per ragioni politiche, hanno tentato di innalzare un muro di silenzio attorno a questa strage, ma non si può cancellare una pagina così buia della storia dell’umanità, non si può negare soprattutto dinanzi ai documenti, alle immagini dei resti straziati recuperati dalle foibe e dalle testimonianze dei pochi sopravvissuti. Per continuare a ricordare, oggi, a Cagliari, una piazza è intitolata “Martiri delle foibe”.

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