Soltanto un altro giorno come gli altri
Giovedì 12 Novembre 2020
Ore 7:00
Questa mattina la sveglia mi ha infastidito più del solito. Dopo così tanto tempo non mi sono ancora abituato, speravo che almeno oggi qualche professore si assentasse, così almeno per questa settimana avrei potuto recuperare qualche ora di sonno. Purtroppo invece anche oggi ho dovuto sopportare cinque insostenibili ore. Nella pausa tra la seconda e la terza ora avevo intenzione di starmene sul balcone per godermi un po’ di aria fresca, ma la pioggia mi ha fatto cambiare idea. Ho passato la mattinata avvolto in una coperta per non sentire troppo freddo mentre stavo seduto nella sedia della mia stanza, mentre il mio professore di matematica lasciava una vagonata di compiti su un nuovo argomento che non ho nemmeno capito, come al solito.
Si avvicinava piano l’ultima ora, quella di fisica, quando all’improvviso dopo nemmeno sette minuti dall’inizio della lezione mi addormento col libro aperto mentre la professoressa spiega i principi della dinamica. Ero troppo stanco, ma il vero problema non era questo, bensì il fatto che ho dormito per trentanove minuti senza rendermene conto, rimanendo alla fine della lezione in chiamata da solo con la professoressa, non so ancora come dirlo ai miei genitori.
Ore 13:00
Mia madre finiva di preparare il pranzo e mio padre tornava dal lavoro, mio fratello si lamentava di nuovo di quello che ha preparato mia madre, -non sta mai zitto-. Stare a tavola con la mia famiglia è più stressante del solito da qualche mese ad ora. Dopo pranzo mi sono riposato meno del previsto perché mi sono ricordato che avevo troppi compiti da fare (che ancora non ho nemmeno finito).
Ore 15:45
Oggi prima di mettermi a studiare però ho tentato nuovamente di uscire un po’ nel balcone e fortunatamente ho trovato il sole, anche se un po’ debole. L’atmosfera mi piaceva particolarmente nonostante fosse scandita ogni tanto da qualche ambulanza o dalle campane della chiesa. Feci dei profondi respiri per non sentire più l’odore della casa che ha sempre aria viziata. Non avrei mai pensato di fermarmi a prestare così tanta attenzione al vento tra gli alberi o alle colombe sulle ringhiere, ma mi mancano quegli aspetti della mia quotidianità, mi manca alzare la testa verso il cielo e sentire i rumori sinceri e fugaci del mio vecchio mondo, della mia grande casa. Non avevo molta voglia di chiudermi di nuovo nella mia stanza per studiare, e mi venne d’improvviso voglia di fare una passeggiata; ma i compiti del giorno dopo mi hanno bloccato e pensai: “domani vediamo”.
Mentre attraversavo il corridoio per tornare in camera ho sentito mia madre che mi gridava: “vai a sistemare la stanza”. Questo ha contribuito ad aumentare il mio livello di stress.
E dopo aver velocemente messo in ordine la stanza ho finalmente iniziato a studiare.
Per domani ho quattro materie da completare: venti pagine di arte, qualche esercizio di matematica, una relazione di italiano e una traduzione di inglese, e così ho iniziato a studiare spegnendo anche il telefono per concentrarmi meglio. Non sopporto stare a fare la stessa cosa per troppo tempo.
Ore 19:55
Adesso sto per andare a mangiare e ho appena finito due delle quattro materie per domani, non credo di riuscire a finire.
Domani ho un’ora di italiano, una di inglese, una di arte e due di matematica, quindi probabilmente salterò italiano e inglese visto che ancora non ho fatto nessuna delle due materie. Userò la scusa della connessione visto che ho già finto di stare male la scorsa settimana. Spero che quest’incubo finisca presto.
Tra poco andrò a cena e mia madre per questa sera preparerà degli hamburger, sto morendo di fame.
Dopo cena sono sicuro che andrò a dormire perché non mi reggo in piedi. Un altro giorno è passato, spero che almeno domani potrò uscire.
Andrea Arnone, Antonino Aiello