Femminicidio e violenza di genere: la voce degli studenti 

Ci scusiamo per i problemi e ritardi che hanno coinvolto il sito del nostro giornale. Ce ne stiamo occupando: la situazione sarà presto risolta.

8 Marzo 2018. Non è un caso che proprio in questa giornata si sia tenuta, presso l’auditorium della nostra scuola, una rappresentazione su un problema di grandissima attualità.

Del cosiddetto femminicidio si sente parlare da ogni bocca, ma stavolta sono stati gli studenti a volersi fare sentire. L’iniziativa, inizialmente partita da un ristretto gruppo di 30 ragazzi di neanche quindici anni, si è presto estesa a più classi; e così alla II A si sono uniti altri studenti del liceo.

Sentiamo parlare di episodi di violenza sulle donne dalla televisione, dalla radio e dai giornali, e ci appaiono sempre lontani da noi; motivo per cui dobbiamo ringraziare chi si è chiesto come stanno le cose qui a Bagheria e in particolare qui a scuola.

Per conoscere e capire, non solo sono venuti in aiuto il sindaco Patrizio Cinque e l’ispettore Mimmo Barone, ma anche altri studenti della stessa scuola.

Agli studenti delle classi prime e quinte, infatti, è stato somministrato un sondaggio di nove domande riguardante opinioni generali sulle differenze di genere e sulla figura della donna. Qui di seguito pubblichiamo i risultati e le riflessioni che ne sono derivate:

 

Punto per i più piccoli: in effetti le due cose non coincidono. Il femminicidio, infatti, accade specialmente nelle relazioni uomo-donna e porta all’assoggettamento della donna proprio perché tale. Il termine, inoltre, nel suo significato più esteso, indica qualsiasi tipo di violenza di genere, di cui l’uccisione è solo la forma più grave.

Queste due domande non sono state messe a caso: mostrano bene come ci sia una buona propensione a far diventare la stessa vittima causa del sopruso che subisce.

Eppure la stessa idea non vale nel caso dell’uomo ben vestito. Ne deriva una sottile ma concreta vena di sessismo nell’immaginario collettivo. Rallegrarci del progressivo assottigliamento di questo atteggiamento non basta, tutt’altro: i numeri sono troppo alti (anche tra i più grandi, circa una persona su cinque tende a giustificare le azioni di un violentatore).

L’obiettivo da prefissarci è quello di annullare ogni tipo di opportunismo che possa giustificare una qualsiasi forma di violenza.

 

Mentre è scientificamente provata la superiorità fisica dell’uomo rispetto alla donna, non vi sono differenze per quanto riguarda l’intelletto. Anche in questo caso gli studenti hanno dimostrato di saperla lunga!

Le ultime domande, nonostante il loro carattere volutamente provocatorio, fanno riflettere. L’obbedienza, l’egoismo, la gelosia, la reificazione della donna: è questo ciò che sta alla base della violenza di genere. C’è una percentuale di persone che vive tutt’oggi con la concezione di un ruolo gerarchico tra i due sessi: lei al di sotto di lui. Sono numeri esigui, sì, ma appunto “sono”. E non dovrebbero essere.

Dopodiché, alla statistica si è unita l’arte.

La musica e la letteratura sono diventati presto i protagonisti della manifestazione. Nonostante gli immancabili imprevisti tecnici e dopo un paio di applausi di incoraggiamento, gli studenti si sono esibiti davanti al pubblico con le canzoni Marinella (Fabrizio De André), Mio zio (Carmen Consoli), Gioco di bimba (Le Orme) e La notte (Arisa). Suggestivi poi i passi tratti dal libro Ferite a morte di Serena Dandini, letti e recitati dalle piccole donne della nostra scuola.

Infine si sono tenuti gli incontri con il sindaco e l’ispettore Barone, cui sono seguite le interviste.

Difficile non rimanere colpiti dalle loro parole, che confermano la presenza di violenze proprio qui a Bagheria. Infatti, un totale di 22 coraggiose vittime ha chiesto aiuto al centro antiviolenza della nostra città, in via Pergolesi. Se ciò non dovesse bastare, gli organizzatori hanno anche avuto la premura di informarci del cosiddetto numero rosa, disponibile a tutte coloro che avessero bisogno di soccorso:

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Giulia Di Cara

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