STOP CHIRURGIA MINORENNI – Vincenza Chiarello e Giusy Canale

 

 

 

Basta ritocchino al seno per le minorenni. Dal 12 luglio 2012 sarà vietato effettuare interventi di plastica mammaria alle persone minorenni. Entra in vigore, infatti, la legge 5 giugno 2012, n.86 «Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori».                                                                                                                                                                                                                                             La Commissione Affari Sociali della Camera ha dato infatti il via libera al ddl che istituisce i registri regionali e nazionali delle protesi mammarie e vieta l’impianto di protesi al seno a fini estetici per le under 18 (l’intervento potrà essere eseguito solo in caso di indicazione medica «di grave malformazione congenita»). I chirurghi che non osserveranno il divieto (che è già legge ed entrerà in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale) rischiano una multa fino a 20mila euro e tre mesi di sospensione. «Finalmente arriva una legge che regolamenta una situazione potenzialmente esplosiva – spiega il dottor Alfredo Borriello, Dirigente dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Pellegrini di Napoli -visto che alcune stime recenti parlano di circa mille interventi l’anno praticati sulle under 18 che, con incoscienza ed immaturità, chiedono l’intervento perché fuorviate dai falsi miti televisivi che esaltano donne bellissime e perfette». Ora il ministero della Salute avrà sei mesi di tempo per emanare il decreto che stabilirà le modalità per la raccolta dei dati, così da fare definitiva chiarezza anche sugli impianti mammari utilizzati. Ogni regione dovrà infatti dotarsi di un registro dove verranno indicati «la tipologia e la durata degli impianti» e dove saranno contenute informazioni dettagliate riguardanti «il materiale di riempimento utilizzato, l’etichettatura del prodotto e gli effetti collaterali ad essi connessi, nonché l’incidenza dei tumori mammari e delle malattie autoimmuni». «Grazie ai registri nazionali e regionali si riuscirà finalmente ad avere una tracciabilità delle protesi – conclude il dottor Borriello – così da monitorare in maniera precisa dove, quando e quali impianti mammari sono stati utilizzati. E questo rappresenta un’indubbia garanzia per le pazienti, a maggior ragione dopo lo scandalo del PIP, le protesi al seno ritirate dal mercato perché dannose per l’organismo».

               

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